Articolo tratto da "FAMIGLIA CRISTIANA" del 08.02.1970, gentilmente donato all'associazione dall'Avv. Francesco BIASI.

Pag. 26-27

Pag. 28-29

Pag. 30-31

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Documento inserito dalla segretaria Margherita CALABRO'
Prot. n. 60 del 23.09.2018 

Testimonianza olografa relativa all'incidente avvenuto in il 01.04.1955, durante i lavori per la realizzazione delle gallerie in zona Sarais (Flumendosa). In tale incidente persero la vita tre minatori.

 

 

 

DI SEGUITO, I RINGRAZIAMENTI DELLA FAMIGLIA BELLIZZI

 

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Documento inserito da: Michele SGRO'

Prot. n.: .. del ..... 

(testo conforme a quanto riportato nella scheda d'inserimento dati)

 

 

Spett. Associazione Minatori Mottesi

"COMMEMORARE PER RICORDARE"

 

   E' con prfondo rispetto che vi affido questi miei pensieri nel ricordo dei vostri cari minatori, alcuni dei quali ho curato e che tutti ho amato.

   Io, come voi, sono nato in questo paese, ove ho lavorato nelle vostre case con passione e spirito di servizio e dove ogni volta che torno mi è sempre dolce sentire il calore delle vostre strette di mano, ritrovare nei vostri sguardi sentimenti di amicizia mai dimenticati, rivedere case assolate, verdi campagne, strisce di mare all'orizzonte, giochi d'infanzia che non si usano più, in questo paese "Motta San Giovanni" sempre a me vicino anche nella lontananza, in questo paese dove riposa il mio DNA, dove cerco ancora antiche verità e giovani emozioni.

   Carissime amiche vi scrivo ora perchè il tempo mi è tiranno e non so se avrò ancora l'opportunità di far parte della Commissione per l'indicazione del premio "MINATORE D'ORO" simbolo glorioso delle nostre tragedie, ma anche simbolo della nostra rinascita.

   Qust'anno, come è noto, lo abbiamo assegnato alle gentili signore Patrizia Saias e Valentina Zurru, due donne del nostro tempo, sarde di nascita, le quali affrontano giorno dopo giorno con pari dignità e capacità degli uomini, un lavoro rischioso e durissimo nel profondo cuore della montagna, così come hanno fatto i nostri eroi minatori, ma il premio è stato dedicato a voi, che avete con onore e con amore raccolto il testimone della memoria e sopratutto a tutte le donne del nostro Comune di Motta San Giovanni, a quelle donne che hanno speso la loro vita accanto alle sofferenze dei loro grandi invalidi e lo abbiamo fatto proprio ora che il problema delle donne esige profonda consapevolezza e profondo intervento sociale e morale a difesa della loro vita e della loro dignità.

   Se l'uomo è stato ed è il braccio forte del nucleo familiare, la donna è stata ed è la roccia granitica della accoglienza e della tolleranza, la molla dell'educazione dei figli, il rifugio di ogni esigenza, la carta assorbente di ogni dolore.

   Ci domandiamo cosa sarebbe stata la famiglia dei grandi invalidi silicotici senza la donna, la mamma, la moglie, la sorella.

   Io, per la mia piccola parte con la quale ho condiviso per tanti anni le loro angosce tra spasmi e speranze, ho innalzato nel mio cuore un monumento di grandezza per il loro coraggio, per la loro dedizione, per il loro incommensurabile amore con i quali hanno sempre tenuto accesa la speranza della pur impossibile salvezza dei loro uomini.

   A voi carissime amiche e a quelle donne, ammantate di dolore e dal cuore ardente d'amore mi sia consentito, di dedicare la mia fraterna gratitudine, orgoglioso di avere speso il mio pur modesto impegno professionale accanto alla sofferenza, dei vostri grandi invalidi, accanto al loro sudore, al loro affannoso respiro, accanto al loro sangue da cui ho ricevuto un esercito di anticorpi che hanno immunizzato e protetto il mio corpo e che ancora oggi alimentano di luce la mio anima.

 

Con stima e con affetto

Mimmo Cuzzucrea

Reggio Calabria 23.09.2013

 

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Documento inserito da: Dott. Domenico CUZZUCREA

Prot. n. 57 del 30.09.2013

Da "Il Corriere di Catania" di Giovedì 8 dicembre 1950

pagina 6

Una orribile impressionante disgrazia, che ha profondamente commosso e rattristito la popolazione dell'intera provincia, è avvenuta ieri sera, poco dopo le 21,30 in una galleria in costruzione da parte della "Sogene" per conto dell'Ente Siciliano di Elettricità.

Una disgrazia senza precedenti in Sicilia, che ha avuto un triste bilancio di tredici morti ed alcuni intossicati da esalazioni gassose, i quali sono ricoverati in corsie di vari ospedali.

Ed ecco come sono andati i fatti.
Da due giorni nei cantieri della "Sogene" i minatori erano in sciopero, per una vertenza, che alla fine era venuta ad un soddisfacente componimento. 

Foto1 -La Tragedia di Troina Ieri sera, pertanto in previsione della ripresa del lavoro, il "capo finestra" Lorenzoni Gino, in compagnia degli operai Giannotti Armando e Castelli Gildo, si recavano nella galleria, lunga 353 metri, che attraversa Troina, per sboccare nella diga di Ancipa, al fine di eseguire una ispezione tendente ad accertare l'entità della esalazione di gas.
Avevano potuto fare appena 250 metri nell'interno della galleria, quand'ecco una terribile esplosione scuotere fin dalle fondamenta l'abitato di Troina.
S'era verificato una esplosione di grisou nell'interno della galleria.
L'esplosione e lo scuotimento tellurico richiamavano subito l'attenzione del direttore dei lavori della «Sogene», Sig. Giulio Panini, 27enne, da Roma, il quale, coraggiosamente, ignorando che i tre operai erano stati ridotti in brandelli dall'esplosione, penetrava, nel vano tentativo di salvarli; nella galleria piena di gas, in compagnia dei geometri Vito e Amabile Colarossi; rispettivamente di anni 28 e 26, nativi di Rocca di Mezzo (L'Aquila). Fatti, però, appena 150 metri i tre coraggiosi, vinti dalle esalazioni, si abbattevano al suolo, decedendo miserabilmente per asfissia.
Non vedendoli tornar fuori i timorosi della loro sorte, alcuno operai e tecnici con gesto di generosa nobiltà, decidevano per tentare un salvataggio, di entrare nella galleria, nella quale penetravano uno dietro l'altro, Verducci Carmelo di Annunziato, 42enne, da Motta S. Giovanni (R. Calabria), padre di nove figli, Stati Giuseppe, di Antonino, da Capistrelli (L'Aquila), 34enne, Vergari Benedetto di Tommaso, 49enne, da Subiaco (Roma), Capasso Francesco di Sebastiano, 42nne, da Enna, padre di cinque figli, Tuccio Angelo, 34enne, da Susegano (Treviso) e Muscarà Antonino, 18enne da Palagonia, questi ultimi due operai della «Lodigiana», che costruisce la diga.
Anche questi sette trovarono nell'interno della galleria orribile morte, e certamente il numero delle vittime sarebbe cresciuto se l'Ing. Hoffmann, riuscendo a dominare la situazione, non avesse impedito che altri entrassero nella galleria. Frattanto, intervenivano, per recare aiuto, l'Ing. Paolo Lodigiani e alcuni suoi operai, volontari della coraggiosa intrapresa, che penetravano nella galleria nel tentativo di recuperare qualche cadavere.
Dalla galleria vennero, a poco poco, tra mille difficoltà, estratti undici cadaveri: degli altri due nessuna traccia.
Le salme, pietosamente composte, sono state, tra generale cordoglio, trasportate nella Chiesa di Troina, dove domattina alle ore 10 avranno luogo le solenni onoranze funebri con la partecipazione di tutte le autorità provinciali."


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