VERDUCI CARMELO 1908*

VERDUCI CARMELO 05.06.1908 – 05.12.1950

L’onore che rendiamo alla memoria dei nostri morti,
l’amore così puro che sentiamo ancora per loro,
parte dalle fibre più sensibili del nostro cuore,
e nessun popolo, in nessuna delle epoche conosciute,
si mostrò mai indifferente a tali sentimenti .
M. D’Azeglio


Medaglia d’oro al Merito Civile
Motta San Giovanni (RC) 05/06/1908 -Troina (EN) 05/12/1950

Ripensiamo alle nostre radici, ci allacciamo alle vite che ci hanno preceduto nella speranza di non dimenticare ma difficile è mantener vivo il ricordo di chi non hai mai conosciuto e di ciò di cui non hai memoria diretta. Sono i racconti ad andare avanti come fossero leggenda, racconti di chi ha avuto la fortuna di conoscerti, caro nonno!

La sua storia è la storia di tanti, anzi troppi che, in quel periodo, giovanissimi andavano a lavorare in galleria. Vite consumate o addirittura spente nel buio di un tunnel, proprio come accadde a lui : trovò la morte a soli 42 anni nella città di Troina in provincia di Enna, mentre con nobile altruismo cercava di salvare i colleghi vittime di una tremenda esplosione di gas. Una tragedia che segnò il destino dei suoi nove giovanissimi figli (il più grande aveva 18 anni e la più piccola 2) e che ebbe risonanza a livello nazionale poiché insieme a lui persero la vita altri 12 lavoratori. La stampa diede infatti ampio risalto alla vicenda e seguì inoltre un acceso dibattito in Parlamento sulla inadeguatezza delle misure di sicurezza da parte dell’ impresa, l’allora SOGENE.

Qualche giorno prima i familiari ricevettero la lettera con la quale mio nonno comunicava il suo imminente e soprattutto definitivo rientro casa: trascorse infatti le vacanze natalizie, non sarebbe più partito. La gioia di tale notizia, fu subito smorzata dalla tragica notizia … era il 5 dicembre 1950, nei cantieri della “Sogene” dove si lavorava per la costruzione della diga Ancipa a Troina (EN), dopo due giorni di inattività (giorno 4 i dipendenti festeggiano Santa Barbara ed il 5 si fermano per scioperare) e in previsione della ripresa del lavoro, il “capo finestra”, in compagnia di due operai , si recano nella galleria, lunga 353 metri, che attraversa Troina, per sboccare nella diga di Ancipa, per procedere alla consueta eliminazione del gas metano che veniva fatta normalmente attraverso l’accensione di una fiammella. Pare che una straordinaria esalazione del gas abbia invaso tutto il cunicolo determinando, a contatto con la fiamma, una tremenda esplosione che abbatteva immediatamente i tre infelici al suolo. Il direttore del cantiere e due fratelli geometri, nell’eroica decisione di portare soccorso ai compagni di lavoro, entrano nella galleria rimanendo vittime del loro nobilissimo slancio. Altri sette operai, tra cui appunto mio nonno, immolavano la loro vita in questa commovente gara di solidarietà, in quanto penetrati nella galleria, rimangono anch’essi soffocati dalle fortissime esalazioni di gas che ancora vi permangono. Secondo le testimonianze, mio nonno, tenta più volte di introdursi nella galleria: la prima volta torna indietro perché non resiste alle esalazioni ma riesce a reperire alcool e cotone che usa a mo’ di maschera riprovando così una seconda volta, ma anche allora è costretto a tornare indietro. Il fatale destino lo spinge a riprovare una terza ed ultima volta: percorso qualche centinaio di metri, cade per asfissia.

Intanto da Troina, nell’impossibilità di comunicare telefonicamente con Enna e Catania, veniva inviata una macchina per avvertire la autorità e predisporre i mezzi opportuni di soccorso. Mancano poche ore all’alba ed i vigili giunti sul cantiere, non essendo sufficientemente attrezzati e dato il forte quantitativo di metano, non poterono portare alla luce nessuna salma. Agghiacciante lo spettacolo che si prefigura all’interno della galleria: cadaveri adagiati l’uno accanto all’altro e resti inconfondibili di corpi maciullati dallo scoppio, qua e là tra le macerie. Accertato il destino consumatosi sottoterra, le operazioni di recupero vengono sospese: solo quando due nuovi rigeneratori avranno espulso buona parte del veneficio gas, i vigili del fuoco, cominciano a portare all’aperto, uno ad uno, undici corpi. Gli altri due cadaveri ridotti in brandelli, verranno recuperati qualche mese dopo.

Nella notte tra il 6 ed il 7 dicembre a Troina dormono in pochi. Veglia funebre nella Chiesa Madre. Allineate nella navata centrale le undici salme, avvolte in coperte color cachi, identiche. Uomini e donne d’ogni età e condizione sociale entrano, pregano, piangono.
Giovedi 7, i cantieri sembrano villaggi fantasma: dirigenti, tecnici, operai, partecipano tutti ai funerali che il vescovo di Nicosia, inizia a celebrare alle 10,00 di fronte ad una folla strabocchevole. Celebrato l’ufficio, in Piazza, al cospetto di migliaia di individui che circondano le bare, commemorano i caduti l’amministrazione comunale, il segretario regionale della CGIL, il prefetto di Enna, l’assessore regionale. Il corteo muove dalla parte alta del paese a mezzogiorno inoltrato, percorrendo le vie principali. Portate a spalla le undici bare. Dietro, i familiari, la giunta comunale e provinciale, il vescovo, i rappresentanti del governo regionale, parlamentari nazionali e regionali, segretari politici provinciali, rappresentanti delle organizzazioni sindacali, dirigenti dell’ ESE e delle imprese di costruzione. Decine di bandiere, del comune, dei circoli, della Camera del Lavoro, delle sezioni partitiche, decine e decine di corone, una quantità inverosimile di fiori. Quasi duemila operai seguono il corteo. Complessivamente cinquemila persone. Dappertutto c’è compianto e dolore, tutta Troina piange.

Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi telegrafa al prefetto di Enna: “Il paese è infinitamente contristato all’annunzio sciagura abbattutasi sui cantieri Troina. Mentre mi associo all’omaggio dovuto agli indimenticabili lavoratori scomparsi in così generosa manifestazione di fraterna solidarietà, pregoLa voler recare alle famiglie delle vittime, alle società costruttrici ed alle loro maestranze, con espressione unanime cordoglio, le mie personali condoglianze.”
Cordoglio esprimono il Ministro dell’Industria e del Lavoro. Numerosi telegrammi di autorità, e di enti privati, giungono alla direzioni dei cantieri SOGENE. Decine i telegrammi recapitati alla CdL di Troina, da parte della segreteria nazionale CGIL, federazioni di categoria, camere del lavoro di tutta Italia. Organi centrali e periferici dei partiti indirizzano messaggi alle rispettive sezioni Troinesi.

Giorno 8, accompagnate dai parenti, tra scene indicibili di dolore, le salme sono avviate alle città di residenza. A Motta San Giovanni l’ultimo saluto: per mio nonno lutto cittadino il giorno del funerale e tanta la gente che gli rende omaggio.

Nonostante sia trascorso più di mezzo secolo, la città di Troina sente l’importanza di ricordare i suoi caduti, di far conoscere alle giovani generazioni il sacrificio di quanti persero la vita per la costruzione di un’opera pubblica di cui ancora oggi la Sicilia si serve (dal 1950 al 1953 si contano circa 50 vittime). L’amministrazione comunale di Troina, avvalendosi delle ricerche storiche e testimonianze dell’epoca, decide di avviare il processo per il riconoscimento dell’atto eroico ai dieci minatori, tra cui appunto mio nonno. Processo conclusosi con il conferimento, da parte della Presidenza della Repubblica, dell’ onorificenza al merito civile, consegnata il 2 giugno 2010 presso la prefettura di Enna ed in occasione della cui cerimonia, noi parenti, abbiamo avuto modo, guidati dalle autorità politiche di Troina e unitamente al sindaco di Motta San Giovanni, di visitare il luogo dove mio nonno perse la vita. Un misto di gioia e dolore: gioia per l’importante, anche se tardo, riconoscimento, ma nel contempo di dolore, soprattutto per le figlie, allora troppo piccole per capire e ricordare. Ripercorrere le varie tappe, attraverso la visita alla diga Ancipa e al luogo in cui avvenne l’esplosione della IV finestra e, attraverso la visione delle immagini dei funerali solenni svoltisi allora a Troina, non ha significato semplicemente ricordare un passato ormai remoto ma vivere al presente e con la coscienza di adulto, la morte di un padre, con tutto il dolore e l’emozione del momento.

La nipote Irene Mallamaci

FONTI: 

· Diversi articoli di quotidiani dell’epoca;
· Atti parlamentari;
· Cap. 16 “La quarta finestra” del ricco ed accurato testo di Pino Scorciapino, Ancipa, la costruzione di una diga nella Sicilia degli anni 
’50: l’ambiente, gli uomini, l’opera, gli effetti, C.L.T. distributrice, 1984.

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Articolo inserito da: Irene MALLAMACI (nipote)
(Testo conforme a quanto riportato nella scheda d’inserimento dati)
Prot. n. 96 del 27.11.2010

  • Nome: CAMELO
  • Cognome: VERDUCI
  • Data Decesso:

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