CARIDDI ANTONINO 1922*

CARIDDI ANTONIO   30.04.1922 – 26.01.1993    

La parola silicosi compare, per la prima volta nel registro delle cause di morte, nel 1952 e purtroppo tutt’oggi non è ancora scomparsa tanto è vero che, con il passare degli anni la voce Silicosi, viene pronunciata sempre più frequentemente tanto da segnare la vita delle persone che oggi costituiscono la poppolazione mottese.

I primi emigranti mottesi avevano trovato come unica fonte di guadagno, lavoro come minatori “grazie” ai numerosi trafori in atto di gallerie per treni e per condutture idroelettriche.

Ho ancora impressa la sofferenza negli occhi di mio padre quando ricordava quei momenti, anche se non né parlava tanto, forse proprio per non far riaffiorare tutto quel dolore; ricordo quando, casualmente, ero lì ad ascoltare qualche suo racconto…
…”Era un lavoro molto sacrificante e rischioso ma era l’unico che non richiedeva alcuna istruzione e, dati gli anni che si vivevano e la scarsa possibilità economica, era per molti mottesi, un ottimo lavoro, quasi di lusso”.
Capitava spesso che per poter partire alla ricerca di un lavoro che ci consentiva unmodesto guadagno, non avevamo il denaro sufficiente e allora dovevamo farci aiutare per affrontare quantomeno il viaggio…
Tra quelli che lavoravano in galleria, esistevano diversi gruppi ed ognuno aveva un suo livello di qualifica. Lavoravamo senza mai lamentarci o senza mai rifiutarci o venir meno ai nostri doveri perchè lì, un gesto sbagliato, era motivo di licenziamento e di ritorno a casa e nessuno poteva correre un rischio simile. Facevamo quanto più ci era possibile, e spesso anche di più, per sacrificare la nostra giornata al duro lavoro per guadagnare una lira in più da mandare a casa…
…Dormivamo nelle baracche composte da circa dieci posti letto a castello; avevamo a disposizione quattro coperte, stivali, una incerata, elmetto, mascherina per il gas e una lampada. La nostra unica fonte di calore era una stufa a legna e per qualsiasi altra necessità quotidiana, uno aiutava l’altro, insomma eravamo centinaia di fratelli che lottavamo per lo stesso obiettivo.
La paga era mensile e variava a seconda della regione in cui si lavorava ma sopratutto c’era una distinzione tra minatori del nord e quelli del sud…

Fu negli anni ’60 che si iniziò a contare un numero consistente di minatori caduti sul lavoro o affetti dalla grave malattia tipica di chi respira la polvere di roccia “il silicio”. Tale polvere si attacca con facilità ai loro polmoni, aggredendoli fino a ridurli alla totale non funzionalità. La cosa più drammatica, che questa malattia, non aveva preferenze di età.

Alcune delle località in cui ha lavorato:
La spezia
Troina
Maratea
Cannitello
Corniglia
Spirito Santo

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Documento inserito da: CARIDDI Innocenzio (figlio)
(Testo conforme a quanto riportato nella scheda d’inserimento dati)
Prot. n. 41 del 17.11.2009

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