Al Minatore

 

Motta San Giovanni paese di collina
tu sei posizionato verso Reggio e verso Messina
e, malgrado i tuoi malanni, vedi pure Capo d’Armi.
Lì finiscono gli Appennini, che son lunghi fino ai confini.
Motta San Giovanni tu sei stata la patria dei minatori.
I tuoi figli nelle viscere della terra sono entrati e non tutti son tornati,
lavoravano mal vestiti e mal pagati, inzuppati di acqua e di fango.
Dovevano resistere a quelle temperature ingrate.
Per il progresso le montagne doveno essere forate,
lì dovevano passare treni ed autostrade.
In quegli anni bui del dopoguerra
l’Italia non poteva più aspettare
era stata in ginocchio e ora,
si doveva alzare, si doveva alzare.
I mottesi hai chiamato
e loro notte e giorno hanno lavorato,
e, pure, con la vita hanno pagato.
C’è una lunga lista da consultare.
Quanti minatori al paese non sono potuti più tornare?
E voi Istituzioni Italiane questo Paese non lo dovete dimenticare.
Oh valoroso minatore mottese a testa alta portasti in giro il nome del paese!
Oh valoroso minatore mottese, i tuoi sacrifici non sono stati vani!
A tua moglie, ed ai tuoi figli, gli hai garantito un pezzo di pane!
Questa poesia incisa nel marmo dovrebbe restare,
in modo che ogni mottese la possa consultare.

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Opera inserita da: Giuseppe Santo AZZARA’
Prot. n. 03 del 30.01.2010

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