Il paese di Motta s’è un dì svuotato
quando ogni padre se n’è andato,
per raggiungere quella futura meta
non certo morbida, non certo di seta.
Quel distacco, così tanto amaro,
era preannunciato come da un faro
che indicava a tutti loro la via:
nota già prima che andassero via.
Le loro mani, con le nostre intrecciate,
si separavano come inanimate
per il distacco da quei cari genitori
che con dolore lasciavano i loro fiori.
Genitori che avevan quel dì voluto
sacrificarsi più del dovuto.
Padri veri, padri più che speciali
che avevan donato amori reali.
Essendo diventati dei veri minatori
avevan portato le foto nei loro cuori,
e le riscaldavano giorno e notte
mentre col piccone battevan le grotte.
In quelle oscure viscere della terra
hanno scavato quasi a raso terra
mentre rivolgevan pensieri d’amore per tutti
soprattutto alla moglie ed ai figli: loro frutti.
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Poesia inserita da: Arch. Tonino Mario GULLI’
Prot. 17 del 22.02.2012